Più della teoria, la testimonianza
Alla Gregoriana dialogo a più voci sulla Evangelii gaudium (21 Ottobre 2014)
AVVENIRE - ROMA
«Vicinanza misericordiosa» a
chi è ferito o fa fatica e annuncio del Vangelo da persona a persona.
Sono due elementi chiave che definiscono l’atteggiamento di quella
Chiesa 'in uscita' che papa Francesco descrive nell’Evangelii gaudium.
«Un programma di Chiesa che raggiunge tutti gli angoli ha bisogno della
diversità di carismi, di stili. Non sono sufficienti le buone
intenzioni, ma che la dottrina si faccia carne con una spinta
missionaria», ha osservato il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario
del Sinodo dei vescovi, intervenendo alla presentazione del volume
«Evangelii gaudium: il testo ci interroga», frutto dell’esercizio di
riflessione tra un gruppo interdisciplinare di docenti dell’Università
Gregoriana, coordinati dal Dipartimento di Teologia morale. Nel
documento di Francesco, ha spiegato Baldisseri, «la specificità è
l’annuncio e non l’evangelizzazione in generale, l’annuncio non di tutte
le dottrine del catechismo, ma del 'kerygma' e di ciò che è legato ad
esso». «L’enfasi sul primo annuncio – ha aggiunto – si lega a un altro
pilastro: la richiesta di un nuovo fermento missionario che faccia
uscire la Chiesa da se stessa». Con un’attenzione privilegiata «ai
poveri, ai disprezzati, alle periferie, ai dimenticati e ai feriti» che
deve interpellare l’intera comunità ecclesiale.
È fondamentale - in questa stessa prospettiva missionaria -
«riscoprire il modo primario di annunciare il Vangelo, da una persona
all’altra», ha affermato il cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo
di Manila, ricordando che «Gesù incontrava le singole persone, non
comunicava una teoria, ma forniva spazi per i rapporti umani». «Anche
noi abbiamo bisogno di incontrare le persone, di una spiritualità di
amicizia», ha ribadito Tagle per il quale esiste «un primato del
manifestare la bellezza del Vangelo sullo spiegarla». «Forse stiamo
spiegando troppo e mostrando poco», ha sorriso l’arcivescovo di Manila,
evidenziando che «in Asia, l’annuncio del Vangelo si verifica
soprattutto attraverso un dialogo di vita» che «avviene più spesso
negli incontri, nelle conversazioni da persona a persona, grazie a
quella predicazione informale di cui parla il Papa».
Occorre «essere pastori
sorprendenti», così come Gesù «che ha rotto gli schemi », ha suggerito
da parte sua monsignor GianCarlo Maria Bregantini, arcivescovo di
Campobasso-Bojano, secondo il quale l’Evangelii gaudium è
proprio «il volto letterario del Papa per diventare un volto vero». È
un testo, ha ammesso, che «dà pugni nello stomaco, che talvolta si fa
fatica ad accettare e crea resistenza perché ci mette in discussione ».
Lo stile di Chiesa che delinea, ha riassunto Bregantini, è quello
rappresentato dall’icona di Maria che nel fare visita alla cugina Elisabetta si «alza, saluta, sussulta, esulta e canta».
Analizzato secondo diversi
settori disciplinari (dalla cristologia all’ecclesiologia, alla
morale, all’economia e all’antropologia, passando per il dialogo con
l’ebraismo e con l’islam, la filosofia, la comunicazione, il ruolo del
laicato e della famiglia, la formazione e la custodia del creato), il
testo programmatico di papa Francesco sprona e impegna, configurandosi
come «uno strumento utile – ha concluso l’ecclesiologo Severino Dianich
della Facoltà teologica del-l’Italia centrale – per seguire con cura
un papato che si prospetta di particolare rilevanza».